Condannato per tentato omicidio il marito che dopo aver afferrato la moglie per il collo ed averla spinta contro il muro, “esercitando una pressione crescente, l’aveva sollevata da terra, provocandone l’offuscamento della vista e
una momentanea perdita di conoscenza”. L’azione era stata poi interrotta dall’intervento del figlio che, a sua volta, aveva afferratole braccia del padre inducendolo a lasciare la presa.
La scarsa entità (o anche l’inesistenza) delle lesioni provocate alla persona offesa non sono circostanze idonee ad escludere di per sé l’intenzione omicida, in quanto possono essere rapportabili anche a fattori indipendenti dalla volontà dell’agente, come un imprevisto movimento della vittima, un errato calcolo della distanza o una mira non precisa, ovvero, come nella specie, all’intervento di un terzo.
Cass. penale sentenza n. 48845 del 7/12/2023
https://ntplusdiritto.ilsole24ore.com/