Le separazione ha effetti spesso negativi per i figli se i genitori non sanno gestire adeguatamente la situazione.
Un interessante articolo di Ninnj Di Stefano Busà spiega come i figli avvertono il fallimento genitoriale e suggerisce come aiutarli a superare il difficile momento della seperazione:
Il gruppo di famiglia modifica il suo assetto di convivenza, chi decide di uscire, di andarsene da quella casa, abbandona, (per così dire), un nucleo che fino ad ora è stato il rifugio comune col partner e va a vivere un’altra dimensione, si sposta in un altra residenza sostitutiva che lo oscura un po’ dal punto di vista affettivo, ma anche dalla memoria e dal cuore.
Una sorta di processo autolesionista e colpevolizzante investe l’adolescente che subisce l’allontanamento, sia che vada a vivere con uno o l’altro genitore, egli ugualmente si interrogherà sicuramente sul perché la vita debba essere tanto amara e crudele con lui, cosa ha fatto per meritarsi una simile sorte, quell’eclusione, quella condizione di riadattamento un po’ precaria di figlio spodestato dal suo nido, costretto ad autodeterminarsi in tutto: nelle scelte, nell’esigenza di ricrearsi altre amicizie, nel modo di gestire e amministrare le risorse del suo tempo libero, le sue nuove condizioni di inserimento in altri nuclei familiari, di cui l’effettivo disagio è palese.
Vengono meno i modelli di riferimento, il confronto con l’uno o l’altro genitore che s’interrompe bruscamente, non fa che innescare nel loro animo una sensazione di colpevolezza, refrattaria ad ogni logica spiegazione: l’adolescente subisce il fallimento dei genitori come un affronto personale fatto alla sua persona, quasi sempre reagisce con scatti d’ira, comincia a diminuire il suo rendimento scolastico, si chiude in sé, diventa scontroso e irritabile, la sua attenzione viene meno, assorbita com’è, dal tumultuoso svolgersi dei fatti, di cui non è responsabile, ma che lo portano a livello inconscio a pensare che, parte della colpa (se non proprio tutta) risieda anche nel suo comportamento filiare.
Dentro la sua psiche, comincia a insinuarsi il dubbio, l’insicurezza, l’instabilità dei rapporti interpersonali, nell’adolescente inizia a prendere corpo un rifiuto d’identità, viene meno la tolleranza, verso gli altri, s’instaura un rigetto delle motivazioni addotte, s’ingenerando in lui senza una ragione precisa, una sorta di groviglio emozionale, psicologico, retroattivo, che lo porta all’introspezione più cupa e stringente, alla destabilizzazione del suo equilibrio emotivo, che proprio perché ancora non del tutto formato e maturo, stabilisce delle logiche conseguenze al suo senso di colpa, che gli appaiono frutto del suo comportamento. Si manifesta negli scatti di umore, nel suo disagio esistenziale, nel suo oscuramento valoriale, nella scala degli affetti, nell’esclusione dei rapporti con gli altri, l’adolescente si rinchiude in sé, mette in atto un ridimensionamento col mondo circostante, si isola, per proteggersi dall’affetto che ritiene insufficiente ora a colmare i suoi vuoti.
Il confinamento, l’arroccamento in quelli che sono i suoi nuovi ideogrammi, lo porta a sentirsi figlio di seconda categoria, espropriato del suo ruolo di appartenenza al gruppo, dalla sentenza sancita dai genitori di dividersi, senza consultare la logica degli eventi, senza condividere la forma e la sostanza dell’atto in sé, che finisce col farlo bersaglio dei loro malumori, disagi, rancori, accuse reciproche. Si profilano allora grosse difficoltà educative, l’adolescente diventa ribelle, si accentua il confronto con l’altro da sè, in questo caso, il genitore che viene meno all’appello, all’impegno di condivisione reciproca, (sia essa la figura mancante della madre o del padre) resta spesso tagliata fuori, l’immagine stessa del nucleo che viene rivoluzionato e subisce una lacerazione di fondo piuttosto considerevole dal lato della logica di figlio, che viene “ripudiato” così egli si sente, dall’esigenza di un esproprio di anime, che non è più di condivisione dei beni finora rappresentati dai due contendenti, che appaiono ora nemici, quasi alieni alle sorti che toccheranno ai figli, e spesso si contendono con malanimo e rancore torti e motivazioni di acredine.
L’adolescente sente il peso delle scelte, delle frustrazioni, delle modificate condizioni, fa suo il motivo del dissidio fra di loro e ne soffre in maniera tangibile e drammatica. Ma anche se c’è accordo fra i genitori separati sulle decisioni di fondo, chi resta a vivere col ragazzino/a si troverà a sostenere l’ostilità e tutta l’amarezza del figlio offeso, che prova l’umiliazione di non avere più l’amore di entrambi.
Così finisce col respingere le ragioni del coniuge meno colpevole per idealizzare magari l’altro assente. Il genitore che rimane insieme al figlio riesce meno a controllare l’atteggiamento e il comportamento perché di frequente appare ovvio che il suo giudizio è sottoposto a stress emotivo/ambientale e a minor vigilanza. Essendo venuto meno il sostegno oggettivo dell’altro coniuge che se ne va o scompare piano piano alla sua vista, alla sua presenza e al suo affetto. L’adolescente si sente tradito, ripesca nella sua memoria i momenti felici, le ore più serene passate in famiglia e si arroga maggiore autonomia a gestire il suo ruolo di figlio.
La situazione così può presentare gravi rischi di massimo coinvolgimento in comportamenti pericolosi o in cattive amicizie che penalizzano il suo stato d’animo per essere stato abbandonato.
Così di frequente il genitore presente diventa bersaglio di accuse, di ripicche e malumori, mentre quello assente viene idealizzato e rimpianto.
Le condizioni economiche della famiglia che si separa fanno la differenza, in genere peggiorano con la separazione definitiva dei genitori, in quanto vengono a mancare i principi d’intesa e di collaborazione reciproca, ma anche perché questi s’intrecciano a loro volte con i problemi educativi: scelte di scuola, libri, tasse scolastiche che costringono a fare scelte diverse a seconda della disponibilità di entrambi i genitori, i quali non facendo più cassa comune, non vivendo sotto lo stesso tetto, si vedono costretti a dividere, non sempre equamente le risorse economiche esistenti.
Raddoppiano spese abitative, spese sussidiarie, spese di condominio, di alimentari, di lavoro, di assicurazioni per automobili, aumentano spese di conduzione da single, o di genitore con figlio a carico, il tenore di vita si abbassa, perché costretto a dividersi in tanti rivoli che appaiono d’insormontabile impatto.
Piccoli e grandi problemi si acutizzano, sembrano cambiare radicalmente le regole di vita, perché ora i soggetti si spostano su piani diversi di esistenza e diventano estranei gli uni agli altri, le frustrazioni sono in agguato ed è difficile per tutti comprenderne i meccanismi e i metodi da adottare.
Non guardare i rapporti solo in termini di legge potrebbe essere già un discreto contributo a risolvere le questioni che si presentano con un buon margine di successo.
Si rimane genitori per sempre, quindi non rincarare la dose giornaliera di offese, di veleni, non scaricare colpe o rimpianti sull’altro coniuge assente, emozioni disordinate e circostanziate dal disagio emotivo, non rinvangare episodi sopiti o dimenticati. Stabilire regole civili e comuni di comportamento potrebbe essere un buon passo avanti.
Ampliare i contatti con amici e conoscenti o far frequentare all’adolescente altri membri dei nuclei familiare dei separati, potrebbe essere un segnale che i rapporti non si esauriscono, che si può ancora contare sull’affetto di altri adulti siano essi nonni, zii, cugini, amici, insegnanti. Cercare di venire incontro alle mutate esigenze del figlio/a operando su scelte che siano di esempio e di disciplina potrebbe essere una delle regole per ristabilire un po’ d’ordine nella mente e nel cuore del minorenne, che accompagna alla presunta colpevolezza la peggiore delle sofferenze: l’esclusione dal cuore di uno o di entrambi i genitori, che va ricordato, sarà per sempre una ferita aperta. Nell’immaginario del figlio si apre una valanga d’interrogativi, tutti senza risposta, tutti decodificati dal fallimento dell’unione e dalla logica della malsopportazione di uno o dell’altro che ha avuto il sopravvento sulle reali condizioni di vita dell’intera famiglia. Nessuno, a volte è colpevole: vi sono fraintendimenti, comportamenti irresponsabili, logiche che fanno finire l’amore fra i coniugi, ma questo il minorenne non può comprenderlo appieno, sarà la vita a insegnaglielo, ma intanto odierà la sua sorte di “escluso”, di diseredato dagli affetti, che lo condurrà ad una sorta di revisione di tutto il suo assetto comportamentale, esponendolo ai rischi gravissimi di una modificazione caratteriale che lo vedrà impegnato a ricucire lo strappo per per il resto della vita.