i comportamenti endo-familiari che ledono la dignità di uno dei suoi componenti ricevono tutela anche dalla disciplina dell‘illecito aquiliano di cui all’art. 2043 c.c. il quale però richiede la prova del danno e del nesso causale per ottenere il risarcimento conseguente: il rispetto della dignità e della personalità, nella sua interezza, di ogni componente del nucleo familiare assume il connotato di un diritto inviolabile” la cui lesione da parte di un altro membro familiare costituisce il presupposto anche della tutela approntata dalla responsabilità civile aquiliana. Questo però comporta l’applicazione del relativo onere probatorio richiesto dall’art. 2043 c.c. Chi agisce per fini risarcitori deve infatti provare il danno e il nesso di causa conseguente alla condotta illecita del danneggiante.
Deve quindi respingersi il ricorso della madre di una minore, che chiede i danni che il padre lontano ha arrecato alla figlia, per averla trascurata ma senza avere provato i comportamenti specifici e il danno che ne è conseguito.