L’ex moglie è stata costretta a contrarre un finanziamento per riusicre a pagare il condominio, mentre l’ex marito percepisce i canoni d’affitto dalle proprietà ereditate in precedenza: la disparità tra le rispettive posizioni economiche legittima l’assegno divorzile.
Così ha deciso la Cassazione con la sentenza n. 21977 depositata il 6 dicembre.
Il caso: in sede di divorzio, viene negato all’ex moglie il diritto all’assegno; la donna chiede la modifica ex art.9 l.898/1970 adducendo che, successivamente alla pronuncia, si è verificato un peggioramento della sua situazione economica a fronte di un miglioramento di quella dell’ex marito: per l’ex moglie, condizioni di salute deteriorate, accresciuta difficoltà di reperire un’occupazione lavorativa, necessità di interventi di ristrutturazione e manutenzione straordinaria nel fabbricato condominiale in cui è ubicata la sua abitazione e a cui aveva fatto fronte con un mutuo; per l’ex marito, l’essere entrato in possesso di alcune proprietà ereditate in precedenza che aveva potuto cedere in locazione.
Seppur in minima misura, l’assegno viene riconosciuto, e confermato anche dalla Suprema Corte, la quale precisa che, rispetto alla sentenza di divorzio, il fatto che l’ex marito percepisca un reddito dagli immobili di cui già in passato era in possesso, costituisce certamente un elemento nuovo di cui si deve tener conto nel valutare, in un’ottica proporzionale, le condizioni economico patrimoniali degli ex coniugi; così come si deve tener conto, sul fronte dell’ex moglie, non tanto del fatto che ella debba sostenere spese condominiali per loro natura transitorie e temporanee, quanto piuttosto dell’esposizione debitoria contratta a tal fine dalla donna con l’acquisizione di un finanziamento bancario.
La sentenza è certamente attuale nella misura in cui rispecchia una situazione che, in tempi di crisi, è assai diffusa, e può costituire un precedente interessante laddove si discuta in ordine alla sussistenza del diritto all’assegno di divorzio e siano stati contratti debiti per fronteggiare una situazione economica precaria.