Per separarsi basta che la convivenza divenga intollerabile anche per uno solo dei coniugi: quindi la separazione non può essere addebitata a chi se ne va di casa perché non ce la fa più ad andare avanti. Ciò vale soprattutto se la decisione interviene dopo decenni di matrimonio infelice ed è presa da una persona in età ormai avanzata, laddove invece il bisogno di solidarietà morale e materiale tende comunque ad avvicinare i coniugi anziani. È quanto emerge dalla sentenza 2183/13, non recentissima, ma pur sempre attuale.
La Cassazione rigetta il ricorso di un uomo che chiedeva l’addebito della separazione alla moglie settantenne che dopo una vita di “patimenti” se ne era andata di casa. I Giudici affermano che nessuno può essere obbligato a mantenere una convivenza che non è più gradita, mentre disimpegnarsi costituisce un diritto garantito dalla Costituzione e dunque non può essere fonte della riprovazione giuridica sottesa alla causa di addebito.
Infatti, oggi si ritiene he basti la disaffezione spirituale di uno solo dei coniugi per chiedere la separazione: il matrimonio può continuare soltanto con l’incoercibile consenso di entrambi contraenti. A prescindere dell’eventuale addebito, il giudice deve verificare se in una delle parti si verifica quel distacco sentimentale dell’altro che lo legittima a ottenere la separazione. Nel caso di specie v’era già stata una pregressa separazione poi rientrata, indice di rapporti già tesi, e soprattutto l’età avanzata era indicativa di una decisione maturata negli anni e formalizzata in un periodo della vita in cui di solito si tende a stringersi ai propri cari, invece che ad allontanarsene.