Il giudice deve valutare, e la parte deve provare, il “sacrificio professionale” per dedicarsi alla famiglia. Non è però necessario che tale sacrificio “si sostanzi in un abbandono ‘totale’ del lavoro”, né che il patrimonio familiare sia incrementato “esclusivamente” grazie al contributo del coniuge ‘casalingo’. Inoltre non è necessario indagare sulle motivazioni strettamente individuali ed eventualmente intime che hanno portato a compiere tale scelta, che, comunque, è stata accettata e, quindi, condivisa dal coniuge.
Cass. civile sentenza n. 27945 del 4/10/2023