Chi è sposato e convivente con la moglie ma si finge divorziato, commette reato di sostituzione di persona. La Cassazione lo ha affermato con la sentenza 34800/2016, in un caso in cui, addirittura, l’uomo aveva mostrato alla nuova “fidanzata” un finto atto di annullamento del matrimonio certificato dalla Sacra Rota. Non del tutto inedita la storia finita sul tavolo dei giudici. Lui assicura lei di essere libero, lei incalza per sposarsi e fanno anche il corso prematrimoniale. Un comportamento che nel giudizio di primo grado gli costa l’accusa di tentata bigamia. Il reato è però escluso in appello per assenza dell’elemento psicologico: il finto single voleva solo prolungare la sua liason amorosa e scongiurare inevitabili scenate. L’imputato si salva dal reato di falso per la grossolanità della contraffazione dell’atto del tribunale ecclesiastico, con il quale aveva ingannato solo la fidanzata, ma non il parroco. Il falso in atto amministrativo c’è invece per il certificato di battesimo.
Per chi mente sullo stato di uomo libero l’utilità è quella di intrecciare delle storie parallele ritenute altrimenti impossibili. Secondo i giudici il dolo specifico, nel caso esaminato, stava nell’intenzione di mantenere la relazione affettiva. Obiettivo non centrato perché, malgrado gli sforzi, l’aspirante moglie che nel frattempo era in attesa di un figlio al pari della moglie effettiva, scopre tutto. Le carte per le nozze che non arrivano e la presentazione dei suoceri sempre solo annunciata la mettono in sospetto. Da lì al pedinamento il passo è breve: il bugiardo seriale viene scoperto mentre usciva dalla casa dove abitava con la sua signora e con i figli.
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