In caso di cessazione di una convivenza more uxorio la condotta persecutoria e violenta nei confronti dell’ex, anche se iniziata prima, configura reato di stalking e non di maltrattamenti in famiglia perché non persistono più i doveri di assistenza e di rispetto, tipici della convivenza familiare. Se quindi si è di fronte di un rapporto di convivenza more uxorio è la cessazione della convivenza stessa che determina la fine del nucleo familiare costituito dalla coppia.
Quindi «deve ritenersi configurabile l’ipotesi aggravata del delitto di atti persecutori, in presenza di comportamenti che, sorti in seno alla comunità familiare (o a questa assimilata) ovvero determinati dalla sua esistenza, esulino dalla fattispecie dei maltrattamenti per la sopravvenuta cessazione del vincolo familiare o affettivo o, comunque, dalla sua attualità temporale».
Lo afferma la sentenza 1711/15 della quarta sezione penale della Corte d’appello di Palermo accogliendo parzialmente l’istanza di un uomo in un caso in cui per anni in una coppia di fatto, nel corso della relazione si è reso in più occasioni protagonista di atti di violenza e minacce nei confronti della compagna, picchiandola, aggredendola anche con un bastone, come testimoniano i referti medici e i figli della donna. Non appena i due si sono lasciati lui ha cominciato a perseguitarla, ad aggredirla verbalmente e fisicamente, a pedinarla, a molestarla con continue telefonate di minaccia, tanto da provocarle un grave stato di ansia e paura tanto da portarla a cambiare abitudini di vita.
Tale condotta, secondo i Giudici configura lo stalking nella forma aggravata, ma scrimina dal reato di maltrattamenti.