Sia in sede di separazione che di divorzio la legge consente al giudice di assegnare l’abitazione al coniuge non titolare di un diritto di godimento (reale o personale) sull’immobile, solo se a lui risultino affidati figli minori, ovvero con lui risultino conviventi figli maggiorenni non autosufficienti. Tale “ratio” protettiva, che tutela l’interesse dei figli a permanere nell’ambiente domestico in cui sono cresciuti, non è configurabile, invece, in presenza di figli economicamente autosufficienti, sebbene ancora conviventi, verso i quali non sussiste, invero, proprio in ragione della loro acquisita autonomia ed indipendenza economica, esigenza alcuna di spedale protezione (cfr., ex plurimis, Cass. 5857/2002; 25010/2007; 21334/2013).
L’assegnazione della casa familiare al coniuge affidatario risponde all’esigenza di tutela degli interessi dei figli, con particolare riferimento alla conservazione del loro “habitat” domestico inteso come centro della vita e degli affetti dei medesimi, con la conseguenza che detta assegnazione non ha più ragion d’essere soltanto se, per vicende sopravvenute, la casa non sia più idonea a svolgere tale essenziale funzione. (Cass. 6706/2000). –
Affinchè l’assegnazione cessi occorre una dichiarazione giudiziale di revoca, ottenibile in sede di modifica delle condizioni di separazione e o di divorzio.
Quindi, in sintesi: sebbene l’assegnazione della casa abbia un intrinseco valore economico, potrebbe essere riconosciuta anche al coniuge più abbiente, se è collocatario dei figli. L’altro, seppure proprietario e più povero, è comunque costretto a lasciare la casa, con ulteriore evidente aggravio della propria condizione economica poichè dovrà reperire altra abitazione ove trasferirsi, pagando un canone di locazione o un mutuo, in aggiunta agli oneri di mantenimento verso figlio e, se ci sono i presupposti, anche per la moglie.
Si tratta, a parere di chi scrive, di una disposizione ingiusta: utilizzare l’assegnazione della casa anche per riequilibrare le condizioni economiche dei coniugi aiuterebbe a diminuire il conflitto e il ricorso a sanguinose battaglie giudiziali