Separazione addebitata al marito che prima nasconde alla moglie la propria infertilità, rifiutandosi anche di portare a termine il ciclo di procreazione assistita scelto di comune accordo, e poi la la propria condizione di alcolista. Comportamenti che comprensibilmente hanno provocato la crisi coniugale, con addebito al marito della separazione. Lo afferma la Cassazione, sentenza n. 7132, sez. I Civile.
Secondo la moglie, «la causa esclusiva della crisi coniugale» era rappresentata dall’«inganno, reiterato e continuativo» dell’uomo «in ordine a due» suoi «aspetti fondamentali per una serena convivenza», ossia «l’infertilità» – che, peraltro, aveva costretto la moglie «in un primo tempo a cure inutili, e, dopo l’iniziale condivisione del progetto di procreazione assistita, a terapie invasive altrettanto superflue, vista la sopravvenuta unilaterale decisione d’interruzione» del marito – e «l’etilismo, tenuto nascosto, e non superato, nonostante l’assistenza e la solidarietà» offerte dalla donna. E’ quindi evidente, rispetto alla «separazione», la «incidenza» della «violazione», realizzata dall’uomo, «della fiducia reciproca che deve sostenere un’unione coniugale».
La Cassazione condivide la tesi della moglie ritenendo determinante, per l’insorgere della crisi coniugale, la «violazione», realizzata dall’uomo, della «fiducia nella lealtà dell’altro coniuge, che caratterizza la comunione spirituale e materiale posta a base dell’affectio coniugalis».
Indiscutibile la «frustrazione» subita dalla donna a seguito della ‘ferita’ all’«affidamento riposto sull’osservanza degli impegni reciproci assunti dai coniugi», frustrazione che, sottolineano i giudici, è «idonea a costituire la causa dell’impossibilità di proseguire nel rapporto matrimoniale».
Alla base della frustrazione stanno le bugie del marito che da un lato ha taciuto di « essere la causa esclusiva dell’infertilità di coppia» – peraltro, poi, non condividendo «le difficoltà di accettazione del progetto procreativo assistito» – , e, dall’altro, ha evitato di confessare alla donna la propria condizione di alcoolista. Nessun dubbio che il marito abbia violato il dovere solidale di lealtà e di condivisione del progetto di vita in comune. Tali condotte hanno minato «il nucleo imprescindibile di fiducia reciproca che deve caratterizzare il vincolo coniugale», e hanno condotto alla «separazione» con conseguente addebito a carico dell’uomo.