Non è addebitabile la separazione al coniuge che, dopo il matrimonio, rimanda la scelta di avere un figlio, anteponendo i propri desideri di realizzazione professionale.
Nel caso all’esame della Cassazione, è la moglie che spinge sulla carriera. Il marito lamentava un atteggiamento non curante e anaffettivo nei suoi confronti, avendo la donna preferito soddisfare l’esigenza di affermazione professionale rispetto a quella familiare, così ritardando di otto anni, rispetto al matrimonio, la nascita di un figlio e negando al marito rapporti sessuali dopo il parto.
Secondo la Cassazione (sentenza 24157/2014) tuttavia, non è riprovevole che l’importante decisione di avere un figlio venga assunta dopo alcuni anni di matrimonio, al conseguimento di una maggiore stabilità lavorativa da parte di entrambi i coniugi