Se l’inquilino non paga il canone di locazione, il proprietario può chiedere al Giudice, tramite l’avvocato, la convalida dello sfratto per morosità.
Dopo la convalida, lo sfratto viene eseguito dall’ufficiale giudiziario che immette il locatore nel possesso del bene. A volte, tuttavia, perché ciò accada occorrono ripetuti accessi da parte dell’ufficiale giudiziario, così che il tempi si allungano notevolmente.
In pratica: all’udienza, se l’inquilino non compare, il Giudice convalida lo sfratto. Se compare, può sanare la morosità pagando i canoni scaduti fino a quel momento oltre alle spese legali liquidate, oppure chiedere il termine di grazia, ossia un rinvio (fino a 90 giorni) dell’udienza per sanare la morosità, e quindi estinguere il procedimento pagando i canoni e le spese legali sostenute dal proprietario.
Se la morosità non è sanata, il Giudice convalida lo sfratto ed ha inizio la fase dell’esecuzione per il tramite dell’ufficiale giudiziario.
Normalmente occorrono più accessi prima di riuscire a liberare l’immobile, e non è raro che debbano intervenire anche la forza pubblica, il fabbro per forzare la serratura e il medico, per verificare l’eventuale impossibilità di rilasciare l’immobile a causa di ragioni di salute del conduttore o dei suoi familiari.
In sostanza, si tratta di una procedura spesso molto lunga, e solo al termine della quale il proprietario torna ad avere il possesso dell’immobile.