Il reato di maltrattamenti in famiglia si configura allorché si nega ripetutamente a un individuo la possibilità di esporre liberamente il proprio punto di vista, ricorrendo all’esercizio di violenza; le semplici dispute all’interno del contesto familiare si verificano, invece, quando le parti coinvolte si trovano su un piano di eguaglianza, dialogando in un contesto di mutuo riconoscimento e accettazione.
Il reato si concretizza quando:
- non si rispetta la volontà altrui, creando uno squilibrio relazionale a vantaggio di uno dei partner a causa di fattori legati al genere;
- vi è un divario di potere basato su norme sociali o culturali relative ai ruoli di genere che instaurano dinamiche di sopraffazione;
- uno dei partner sfrutti particolari condizioni dell’altro, come età, gravidanza, problemi di salute o disabilità, per imporre un dominio coercitivo;
- si assiste a reiterati episodi di sottomissione, offese o restrizioni della libertà individuale o dell’espressione di un parere autonomo da parte dello stesso individuo;
- uno dei partner vive costantemente in uno stato di paura per la propria sicurezza, o si sente sotto controllo, anche attraverso manipolazioni esercitate sui figli minori.
Cass. penale sentenza n. 37978/2023